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Momento Espírita
Curitiba, 23 de Abril de 2024
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ícone Maratoneti della vita

Fu intorno al 2.500 a.C che i greci idearono dei festival sportivi, per rendere omaggio a Zeus, nel santuário di Olimpia, da cui ebbe origine il termine Olimpiadi.

L'evento era cosi importante che interrompeva persino le guerre in corso.

Il vincitore riceveva una corona d'alloro o di foglie d' ulivo.

La prima Olimpiade dell'Era Moderna si svolse nel 1896, ad Atene, con la partecipazione di quattordici paesi.

Le Olimpiadi, che si svolgono ogni quattro anni, registrano sempre qualche avvenimento notevole.

Non fu diverso nell'evento del 1984, a Los Angeles. Quell'anno vide l'esordio della maratona femminile.

Anche se i giochi si distaccarono per l'organizzazione e la cerimonia di apertura, con sfilate e musica eseguite alla perfezione da centinaia di partecipanti, fu una donna ad attrarre gli sguardi del mondo intero.

Puó darsi che pochi si ricordino di chi vinse l'oro olímpico nella maratona femminile. Ma é sicuramente indimenticabile la scena della svizzera Gabriella Andersen Scheiss, giungendo allo stadio, barcollando, molto tempo dopo che la vincitrice era stata ovazionata.

Palesando estrema stanchezza, dall'apparenza disorientata, non correva, camminava e con difficoltá. Pendeva ora da un lato ora dall'altro.

Una donna magra, una strana figura con quel suo modo di andare, che dimostrava patire dolori intensi. Strana, ma determinata a raggiungere il suo proposito.

Dal lato di fuori della pista, accompagnandola passo a passo, pronti a sorreggerla, due giudici.

Stavano li ma, non potevano intervenire, pena la squalifica.

Lo stadio ammutolí, di fronte a quella scena insolita. Quindi, con un battere di mani ritmato, ad ogni passo, cominció ad incitare Gabriella. Lei non desistette.

Concluse i cento metri finali in cinque minuti e quarenta quattro secondi, classificandosi cosí al trenta settesimo posto.

Ció nonostante, l'ovazione che ricevette fu enorme. Nel dare l'ultimo passo, prima di cadere, fu sorretta daí giudici di gara.

Non ebbe nessuna medaglia ma vinse la sfida che si era proposta: arrivare al traguardo.

*   *   *

Anche nella vita, cosi come nella maratona, dev'essere un proposito a muoverci: concludere, realizzare il percorso intero, con onore, pur arrivando feriti, doloranti nel corpo e nell'anima.

Ognuno di noi nasce e rinasce per essere un vincitore. Nessuno viene al mondo per essere un perdente, per desistere dalla lotta.

Coloro che raggiungono la vittoria, che superano tutte le prove, che le vincono, pur arrivando barcollanti, sono chiamati completisti.

Quando, dopo la morte física, giungono al mondo spirituale, sono ovazionati cosi come Gabriella, in quel lontano giorno del 1984.

Come lei, negli ultimi metri, potremo essere stanchi, con i crampi all'anima per via dei tanti dolori sopportati. Accanto a noi, vibrando, incoraggiandoci al buon animo, i nostri angeli custodi, i nostri amici spirituali.

Sono li, pronti ad accudirci, nel caso in cui venissimo a soccombere, ma senza interferire direttamente, perché il mérito della battaglia vinta dev'essere esclusivamente nostro.

Pensiamoci sú e come Gabriella, non desistiamo. Lottiamo, perseveriamo.

Riflettiamo: se i dolori sono molto intensi, é segno che il traguardo é vicino. Molto vicino.

E la vittoria ci apparterrá.

Andiamo. Un passo ancora. Siamo vincitori nella maratona della vita.

É quello che i nostri amori si aspettano. Il Padre Celeste ne é sicuro. Continuiamo. Solo un altro passo. Oggi. Adesso.

 

Redazione del Momento Spiritista.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 3.8.2020.

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