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Momento Espírita
Curitiba, 14 de Maio de 2024
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ícone L’invito del Pastore

Narra l'evangelista Giovanni che Gesù si recò a Gerusalemme perché c'era una festa tra i Giudei.

Non si sa con certezza quale festività fosse perché non ha voluto menzionarla.

Ma fa notare che c'era, vicino alla porta delle pecore, una piscina chiamata Bethesda, che in ebraico significa Casa della Misericordia.

Si trattava, in verità, di una grande piscina, alla quale si accedeva attraverso cinque portici. Il luogo era stato costruito dalla pubblica amministrazione.

Alcuni lo consideravano dedicato ad Asclepio, dio della medicina e della cura.

In altre note, si trova che il luogo era gestito da giudei che arrivavano a negoziare i posti migliori, cioè quelli più vicini al bordo della piscina.

Si era diffusa la leggenda che, periodicamente, un messaggero celeste scendesse nella piscina e ne agitasse le acque.

La prima persona ad entrarvi, in quel momento, veniva guarita da qualsiasi malattia.

È interessante che fosse ricercata da una grande folla di ciechi, zoppi e paralitici, considerando che a poche centinaia di metri si trovava il Tempio di Gerusalemme.

Perché i giudei non cercavano le grazie di Yaweh nel Tempio dove ritenevano che dovesse essere adorato e anzi, al contrario, aderivano ad una credenza?

Ieri, come oggi, sembra che quando si tratta di realizzare qualcosa che desideriamo veramente, ignoriamo rapidamente le convinzioni che non si sono ancora consolidate dentro di noi.

Ed ecco che c'era lì un uomo che era paralitico da trentotto anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che era da tanto tempo in quello stato, gli si avvicinò e gli chiese:

Vuoi essere curato?

Quell'uomo non sapeva chi fosse Gesù. Tuttavia, sarebbe stato naturale che rispondesse: Sì, lo voglio.

Tuttavia, lui si lamentava  che non ci fosse nessuno a gettarlo in acqua, nel momento in cui questa veniva agitata. Quando riusciva ad avvicinarsi, qualcuno era già entrato prima di lui.

Gesù allora gli ordina: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina.

L'uomo si alza e se ne va, camminando.

La cosa strana è che la folla bisognosa non si accorse di nulla. Ognuno era concentrato solo sul proprio problema, senza guardarsi intorno.

La grande lezione di Gesù passò inosservata a tutti loro, che avrebbero potuto, ugualmente, beneficiarsi delle facoltà del Maestro.

Continuarono lì, intorno alla piscina, aspettando il prossimo movimento delle acque.

Guarendo il paralitico, Gesù prova che la guarigione non era nell'acqua. Lui, il Divin Pastore, era la cura di tutti i mali.

*   *   *

Non siamo noi forse come quei malati? Il Pastore si offre di aiutarci, di alleviare la malattia della nostra anima, di placare la nostra sete d'amore, i bisogni che ci tormentano.

Ma le apparenze del mondo, il fascino delle promesse insensate ci distraggono.

Desideriamo che qualcosa di magico, facile, accada all'improvviso.

Eppure, la malattia che ci viene incontro, la morte che abbraccia chi amiamo, le difficoltà economiche, tutto potrebbe essere superato meglio, se tenessimo conto dell'invito di Gesù:

Venite a me, voi tutti che siete afflitti e oppressi, e io vi darò ristoro.

Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime.

Perché il mio giogo è dolce e il mio carico leggero.

Seguiamo il Pastore.

Redazione del Momento Spirita, con base sul
 
Vangelo secondo Giovanni, cap. 5, vers. 1-9 e sul
Vangelo secondo Matteo, cap. 11, vers. 28-30.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 23.11.2023.

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