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Momento Espírita
Curitiba, 29 de Abril de 2024
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ícone Le preghiere dei nostri fratelli

Nei giorni di tristezza, quando l'anima si veste a lutto e tutto sembra disincanto, cerchiamo il Signore della Vita.

La nostra supplica si trasforma in lamento perché c'è molto dolore nel nostro intimo.

E, ciò nonostante, manteniamo delle riserve nei confronti del fratello che prega accanto a noi.

Anche in mezzo al triste scenario della pandemia che porta via vite umane, insieme a tante altre malattie che, da anni, allontanano gli esseri umani dal mondo, alcuni di noi guardano in modo diverso i nostri fratelli di altre fedi.

Ci dimentichiamo che Gesù ci ha detto che il Padre vede ciò che avviene nel segreto, cioè, nell'intimo della creatura, e accoglie ogni supplica, fornendo aiuto.

L'insegnamento del Maestro di Nazareth continua ad illuminarci come Lo fece con la Samaritana, al pozzo di Giacobbe.

A quel tempo, la discussione riguardava il luogo in cui si sarebbero dovute dire le preghiere a Yaweh.

Sarebbero state migliori quelle dette nel sontuoso tempio di Gerusalemme? Sarebbero state queste, quelle ascoltate dal Padre Celeste?

Oppure, quelle pronunciate sul monte Garizim, anche dopo la distruzione del tempio ivi eretto, sarebbero state ascoltate allo stesso modo?

Quali di queste avrebbero finalmente mostrato la vera adorazione?

Gesù, il Maestro Incondizionale, con il Suo pensiero universale e attraendo tutte le Sue pecore allo stesso ovile, per chiarire disse:

Verrà il tempo in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre, ma i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità.

Questi infatti sono gli adoratori che il Padre cerca. Dio è Spirito e coloro che Lo adorano devono adorarLo in spirito e verità.

L'insegnamento era per quei tempi. Ma anche per quelli del futuro. Per tutti gli uomini. Dio è uno solo. Creatore. Padre Celeste.

Infinitamente amorevole, accoglie le suppliche che Gli vengono rivolte dai Suoi figli, sia che vivano in grandi metropoli o in terre aride.

Sia che facciano le loro preghiere in templi sontuosi o nella natura. O in una baracca, sul ciglio della strada.

Il vero altare è quello del cuore. Per questo, l'insegnamento cristiano raccomanda, quando preghiamo, di ritirarci nella nostra stanza, chiudere la porta e dirigerci al Padre in segreto.

Ciò vuol dire immergersi nel nostro intimo, chiudere gli occhi e le orecchie a tutto ciò che può distrarci dallo scopo di dialogare con Colui che nutre gli uccelli, solleva le onde del mare e veste l'erba del campo.

Facciamo sí che la preghiera sia l'incontro più intimo con Dio.

Come faceva il Maestro, che cercava il silenzio per connettersi più intimamente con il Padre.

Lui serviva tutti, per ore e ore. Poi si rinnovava, unendosi in preghiera a Colui di cui interpretava i pensieri sulla Terra.

Per questo, il silenzio. Fuori. La tranquillità, dentro.

Di fronte al sacrificio che di lì a poco Gli sarebbe stato richiesto, consegnato nelle mani di uomini che Lo temevano o non volevano capirLo, Lui prega.

E, altro insegnamento prezioso, chiede ai Suoi amici che si trovavano insieme a Lui di accompagnarLo nella preghiera.

Questo ci dice quanto sia importante, di fronte alle prove che ci troviamo davanti, chiedere ai nostri amici di unirsi a noi nella preghiera in nostro favore.

Preghiera. Oggi, domani, sempre. Vera scala di Giacobbe che collega la creatura al cielo.

Redazione del Momento Spirita, con trascrizione dal
Vangelo secondo Giovanni, cap.4, versetti 21, 23 e 24.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 4.3.2024.

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