Che strano! Il mio difetto.
In me è una cosa da nulla,
Ma si trasforma in crimine
Se lo vedo nell'altra persona.
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La piccola strofa rivela una pratica comune a molti di noi, quella di puntare il dito, scandalizzati, sui difetti degli altri.
Puntiamo e puntiamo ancora, se non a parole, giudicando col pensiero.
Ci siamo mai fermati a pensare sul perché ci comportiamo così? Perché ci scandalizziamo di questo o di quello? Perché certe cose ci danno così tanto fastidio?
Siamo noi forse i grandi difensori della verità, dei valori e dei buoni costumi? Oppure c'è qualcos'altro, dentro di noi, che non stiamo notando?
Consideriamo che, la maggior parte delle volte, abbiamo degli atteggiamenti e delle reazioni che passano inosservati ai nostri occhi.
A dire il vero, per evitare di dover affrontare alcune questioni interiori, preferiamo identificarle negli altri. È una forma di trasferimento.
A causa della mancanza di autoconoscenza, invece di vedere i nostri vizi, affrontandoli a testa alta, finiamo per scoprirli in una sorta di specchio: l'altro.
Siamo molto simili moralmente. Molti di noi sono qui per prendersi cura di aree simili dell'anima, per lavorare su questioni caratteriali comuni che hanno bisogno di una riforma urgente.
Lo specchio degli altri ci mostra ciò che dovremmo vedere in noi stessi. E questo ci infastidisce in modo indescrivibile, producendo critiche feroci, generando condanne, commenti poco felici.
È curioso come non esista una formula per sfuggire a noi stessi e alla nostra realtà. E quanto sia fondamentale e urgente il viaggio alla scoperta di se stessi.
Una volta compreso chi siamo, dove siamo, cosa dobbiamo affrontare, possiamo, inizialmente, accoglierci, convalidando tutto ciò, senza alcun meccanismo di negazione.
Non si tratta di essere condiscendenti con noi stessi o di vittimizzarsi. Niente affatto. È una postura di auto-compassione mediante la quale permettiamo a noi stessi di essere chi siamo e amarci per questo.
È una visione matura di chi vede se stesso com'è e si prepara ad essere come sarà in seguito, comprendendosi come essere in evoluzione.
Ci guardiamo e diciamo: Questo è quello che ho costruito fino ad oggi. Molte lacune da colmare? Squilibri in ambiti diversi?
Assolutamente sì. Tuttavia, ci sono anche molte conquiste, punti di forza da considerare, potenzialità e virtù in progresso.
Auto-scoperta è vedere se stessi come un essere in formazione, rafforzato da tutto ciò che è già stato realizzato e senza vergogna di ciò che non è ancora pronto.
Una delle conseguenze immediate quando iniziamo a percorrere la strada dell'autoconoscenza è quella di giudicare meno, di notare meno la pagliuzza nell'occhio dell'altro.
Ci occuperemo allora di come amministrarci, senza voler dettare regole nella vita dell'altro o addirittura mostrargli quanto si trovi in equivoco.
Rendiamoci conto che pratiche come queste soddisfano più i vizi del nostro ego di quanto sviluppino i semi della carità dormienti nell'intimo del nostro essere.
Preoccupiamoci dei nostri difetti, senza preoccuparci di quelli degli altri. Avremo così realizzato già un lavoro essenziale per il bene del mondo che vogliamo migliore. Molto migliore.
Redazione del Momento Spirita, su citazione dela
poesia Dois pesos, dal libro Chão de flores, mediante Spíriti
diversi, psicografia di Francisco Cândido Xavier, ed. FEB.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 9.4.2025